27.11.2010

UN GIORNO UNA MAMMA MI DISSE

Qualche giorno fa, durante un laboratorio che conducevo,  una mamma si avvicinò a me con un viso molto preoccupato e mi disse: “ma il lavoro che proponete ai bambini è troppo difficile. I miei figli non sono capaci” … “io porto sempre i miei figli ad altri laboratori di attività creative ma lì loro ricevono istruzioni ben precise e modelli quasi pronti.. così è molto più facile per loro!” . Intanto due dei suoi bambini, sentendo dalla propria madre di non essere capaci di inventare un giocattolo, erano lì in attesa che qualcuno facesse il lavoro per loro, mentre il terzo era felicemente intento a mettere insieme materiali per costruire il proprio oggetto di giochi.

Che dire?.. Non si tratta di avere ragione o torto su questioni di educazione alla creatività ma è un importante punto di riflessione  su quanto condizionamento riceviamo riguardo alle nostre capacità di risolvere problemi e trovare soluzioni nuove impreviste alle varie circostanze.

Quando si promuovono con fermezza idee forti e radicali ci si espone di più rispetto a chi, invece, rimane su esperienze senza variazioni, questo è ovvio, ma c’è qualcosa di più … una specie di gabbia culturale che ci tiene ben ancorati su convinzioni che difficilmente siamo disposti ad abbandonare perché tutti i modelli che pervadono i nostri sensi (televisivi, sociali,..) vanno in continuazione verso questa direzione. Spesso neanche veniamo a conoscenza di alternative possibili e quando arrivano magari non siamo pronti a riceverle.

L’unica soluzione che vedo è quella di investire nelle qualità delle persone (adulti e bambini) attraverso la promozione dell’autoprogettazione e della formazione di idee e opinioni originali. Attivare reti, scambi, relazioni proficue e aprirsi senza paura  a molte delle possibilità che ogni giorno si presentano.

1 COMMENTO

  1. Claudia Souza SCRIVE:

    Veramente, imparare a percepire e valorizzare i processi più dei risultati è di per sé un processo. Se si pensa in termini di risultato, ogni laboratorio è “difficile”, perché propone, sfida, provoca.

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